Tuesday 21 October 2014

Ana e lo specchio

Seneca. Piacere a te stesso.

6:45. La sveglia suona. Ana interrompe il suo sogno, e salta giù dal letto.
Non è di quelle persone che mettono la sveglia presto, e poi restano a letto venti minuti in più, continuando a posticiparla. No, lei mette la sveglia quando si vuole svegliare; e d'altra parte, non capisce affatto come si possa programmarla a una certa ora, se non ci si vuole svegliare a quell'ora.
Oggi, poi, ha deciso di alzarsi un po' prima del solito: avrà una riunione importante, vuole prepararsi con tranquillità. Dovrà partire da casa alle otto.
Comunque, non devo perdere tempo come al solito, e poi uscire di fretta.
Le è già capitato tante volte: avere molto tempo a disposizione la porta a perderne moltissimo, e si ritrova a doversi truccare durante il tragitto verso l'ufficio, e a prendere un caffè veloce prima di entrare. Oggi, invece, vuole far tutto con calma e riuscire pure a far colazione prima di uscire. La riunione è alle nove e dev'essere impeccabile.
Davanti allo specchio, spazzola lentamente i capelli, ondulati e lunghi fino ai fianchi.
Merda, quest'ultimo taglio che mi hanno fatto è davvero orribile.
Lotta un po' con la frangia. I capelli sono sempre stati il suo cruccio, ci ha bisticciato fin da piccola. Rimanda la lotta a più tardi. Avrà più senso acconciarli una volta vestita.
Sono le 7:00. Di tempo, ne ha ancora tanto.
Mmm... Camicia bianca? O maglia blu? Forse maglia blu; con la bianca, se poi mi emoziono e sudo si vedrà la pezza.
Le prova entrambe. La camicia bianca le sta decisamente meglio, e lo sa. Ma l'ultima volta che le è capitato un cliente che faceva domande inquisitorie, a causa dei sudori freddi che le erano venuti non aveva più potuto alzare le braccia per un po'. Si mette la blu.
Bah, con questa maglia sembro una vecchia. 
Non è convinta, ha sempre avuto problemi con le maglie stile classico. La fanno sentire vecchia, e ancora di più quando se le infila dentro i pantaloni: pensa che risaltino le sue gambe esageratamente lunghe e il suo busto troppo corto. La blusa, in realtà, le sta bene ed è elegante. Un suo collega gliel'aveva pure detto, una volta, ricevendo in cambio insulti: Ana aveva pensato che la stesse prendendo in giro.
Guarda lo specchio senza troppa convinzione, ma poi l'orologio la convince a proseguire. 7:15.
Pantaloni neri... Quelli mi fanno il sedere a push-up. Gonna beige... No, non mi sono depilata bene. Pantaloni grigi alla caviglia... Proviamo.
Si guarda allo specchio senza troppa convinzione. Non è convinta di come appare il suo sedere con i pantaloni grigi, e con la maggior parte dei pantaloni disponibili sul mercato, del resto.
Fruga nell'armadio, ma non trova nessuna alternativa fattibile. Prova la gonna.
Decisamente meglio. Per i peli, posso passarmi la lametta. Sì.
Passa al bagno, e si rasa velocemente. 7:35.
Devo sbrigarmi, e la colazione ormai me la posso sognare. Mi farò un caffè veloce.
Ritorna ai capelli, li raccoglie come meglio può, e si guarda allo specchio. L'immagine che le viene restituita non la convince. Non la convince per niente. Le inizia a venire l'ansia. Manca poco alle otto, non ha più molto tempo per cambiare idea.
Il trucco! Mi devo truccare.
Si trucca in fretta. L'orologio avanza: 7:45.
Mamma mia, che disastro. Potrei essere cento volte più carina oggi.
Si guarda di profilo. Non ha mai pensato di essere orribile, ma non si è mai nemmeno piaciuta fino in fondo. Soprattutto quando si prepara davanti allo specchio, le vengono mille complessi e si innervosisce.
Di certo, oggi, l'immagine di sé che vede riflessa non la convince.
Ripassa i capelli, rifà la coda di cavallo. 7:55.
Ormai il caffè me lo sogno.
Continua a girarsi e rigirarsi davanti allo specchio, pensando a cosa potrebbe ancora cambiare, ma il bip dell'orologio la fa desistere. Sono le 8:00, ha solo tempo per un'ultima occhiata generale.
Se lo specchio potesse parlare, le direbbe senza dubbio che sta benissimo, e che anzi, è anche troppo carina per l'occasione. Le direbbe poi che, come al solito, è troppo esigente con se stessa, e che gli altri non le fanno tanto caso come lei pensa: i due capelli che non vogliono essere bloccati dalla forcina, la piega della maglia, persino il suo sedere, non cambieranno la giornata a nessuno.
Quello che cambierà la loro giornata sarà il suo modo di fare, la sua gentilezza, la sua simpatia, la sua competenza.
Vorrebbe dirglielo, lo specchio, il testimone di tante prove, tanti cambi, tante riflessioni, tante critiche. Vorrebbe dirle che dovrebbe essere più sicura di sé. Che quel giorno, avrebbe potuto tranquillamente fare colazione, perché, se fosse stata meno severa con se stessa, si sarebbe preparata in modo impeccabile in metà tempo.
Ma lo specchio non le può parlare, e Ana in ogni caso sta già uscendo.
Uff... Almeno sono uscita in orario, dai.
Mentre cammina a passo spedito, sbircia verso la sua immagine che vede riflessa sulle vetrine e sui finestrini delle macchine. La Ana che le si presenta ora le sembra un po' meglio di quella che la perseguitava in casa.
Man mano che si avvicina all'ufficio, si accorge che lei è, tutto sommato, una delle persone più eleganti che ha osservato. E che, in fin dei conti, nessuno ci fa troppo caso.
Nemmeno la receptionist alza la testa quando Ana entra nell'edificio.
Dà un'occhiata alla sua immagine riflessa sulla specchio dell'ascensore.
Beh, considerato quanto ho penato, poteva andarmi peggio. Forse non sono poi così male.
Sorride a se stessa con aria quasi soddisfatta.
Se il suo specchio di casa fosse presente, le farebbe notare che lui gliel'aveva detto. Che era palese che non ci fosse nulla di cui preoccuparsi. E soprattutto, si sentirebbe sollevato sapendo che finalmente qualche altra superficie riflettente le aveva restituito un'immagine di sé che le era piaciuta.
Lo specchio aggiungerebbe, poi, che l'immagine era sempre quella: una donna alta, dalle gambe affusolate, un bel corpo proporzionato, i capelli raccolti. Quello che cambiava, era solo la sua percezione di sé.
Ma questo, forse, Ana l'ha già capito. E, specchiandosi per l'ultima volta sulle grande vetrate che separano gli open space, ha giurato che la prossima volta ci metterà molto meno a prepararsi.
Si avvia con passo sicuro verso la sala riunioni. È in anticipo.
Bene, avrà il tempo di farsi un caffè.

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