Friday 17 October 2014

Briscola

Avevano litigato abbastanza ferocemente, e si guardavano imbronciati.
Nessuno dei due voleva dire "mi dispiace", ma entrambi volevano sentirselo dire. Ed entrambi lo sapevano: era come se i loro pensieri fluttuassero nell'aria densa, scoperti ed inequivocabili.
Dopo qualche secondo, o forse qualche minuto, lei ruppe il silenzio.
"Risolviamolo con una briscola."
"Che?!"
Indicò con un cenno la scatola di carte che stava sul tavolo.
"Giochiamo a carte. Chi vince, ha ragione. E l'altro si dovrà scusare."
"Ma ti sembra un modo serio di risolvere le cose? È una questione importante, che ne sanno le carte..."
"Senti, non ricominciamo. Giochiamocela e basta", troncò lei, tirando fuori le carte. "E naturalmente, faccio le carte io, perché ho avuto l'idea", aggiunse nascondendo un sorriso che le era venuto spontaneo ma che non voleva dare a vedere.
"Due su tre, almeno, per non lasciarlo proprio al caso", pretese lui.
"Ok."
La prima partita la stravinse lei. Settantacinque a quarantacinque. Si vede che il destino lo sa che avevo ragione io, non poté fare a meno di pensare. Uno a zero.
Ma la seconda la dominò lui, tanto che, al contare i punti, lei si stupì di averne fatti ben quarantuno, e di averne lasciati solo settantanove a lui. Vista la sfortuna, non pensava nemmeno che sarebbe arrivata a venti. Forse il destino, dopotutto, non ha capito molto.
"Ascolta, penso che anche le carte non sappiano a chi dare ragione", esclamò lui, mettendo una mano sopra il mazzo. "Lasciamola così, facciamo pace e punto."
I suoi occhi avevano perso un po' dell'aria combattiva di pochi minuti prima.
"Sei disposto a scusarti, vuoi dire?"
"Ma che... No, ho detto facciamo pace, non ho detto che hai ragione tu. Se la metti così, allora continuiamo. Peggio per te."
La terza partita fu davvero combattuta. Ogni mossa veniva pensata e ponderata. Ma lei ebbe più sfortuna e le capitarono le carte peggiori. Ecco, avrei dovuto accettare di fermarci.
"Non so nemmeno se voglio sapere quanti punti ho fatto", sentenziò lei alla fine, abbastanza innervosita.
"Te l'avevo detto di chiuderla in parità. Ma dai, contale, magari hai vinto tu", la prese in giro lui. Era sicuro di aver trionfato.
Di mala voglia, lei iniziò a contare. Quindici... Venti... Trentuno...
Uau, non pensavo di essere arrivata a tanto.
Lui, che era sempre più veloce a contare i punti, batté un pugno sul tavolo e scoppiò a ridere.
Ma che ha? Sarà la felicità di aver vinto. Che stronzo.
"Conta, conta", le disse, continuando a ridere".
Quarantuno... Cinquantadue... Un re e un cavallo....
"Nooooo... Ho fatto cinquantanove!", miagolò lei.
Beh, comunque più di quello che speravo.
"Conta bene, accidenti!"
E lei, che non capiva ma cominciava ad essere divertita, ripassò tutte le carte.
Ma vuoi vedere che siamo finiti pari?
Eh sì, si era proprio persa un punto. L'ultima partita era finita sessanta a sessanta.
Iniziò a ridere anche lei.
"Ma lo sai quanto è bassa la probabilità di pareggiare in questo modo? Bassissima", fece notare lui, e l'abbracciò stretta stretta. "Questo vuol dire che, come avevo detto io, dobbiamo fare pace e punto. Un po' di torto e un po' di ragione a entrambi..."
Lei capì che quella, effettivamente, era l'unica soluzione possibile. Un po' per ciascuno.
Si lasciò andare nell'abbraccio, e finalmente ammise: "Eh certo, se lo dicono le carte..."

2 comments:

  1. Solo una domanda...è autobiografico??? :-D a parte la romanzata finale del pareggio per voler dare una morale... ;-) risolvete così tu e Elia eventuali bisticci? "chi perde a ramino lava i piatti, chi vince a tre sette sceglie cosa guardare in tv..ecc.." ??!!?? beh sarebbe carino...porto in casa nuova un mazzo d carte..nn si sa mai ;-)

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    1. Ahahah no, in realtà ho preso solo ispirazione... Sono così scarsa a briscola che non mi converrebbe affatto usarlo come metodo di risoluzione conflitti ;)

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